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Ho girato questi video durante il mio viaggio in Florida, precisamente nel parco nazionale delle Everglades. Nel parco vivono più di 50 specie di rettili, trai quali i famosi alligatori e coccodrilli. Camminando su uno dei sentieri che portano ad entrare nelle zone umide mi sono trovata davanti questa tartaruga dalla faccia inquietante, che si è messa a scavare il nido davanti ai nostri occhi increduli: a men di un metro dal sentiero e scavando nei calcinacci misti a sabbia residui dall'asfaltatura del camminamento. Ha dimostrato di avere zampe davvero resistenti...il carapace di questa tartaruga (quello che viene comunemente chiamato guscio) è ricoperto da una spessa pelle molto resistente e le zampe, come potete vedere, sono palmate, ad indicare che passa la maggior parte della sua vita in acqua dolce. La sua alimentazione è principalmente carnivora e ha dei denti molto affilati, che utilizza, se disturbata, anche per mordere ferocemente i suoi avversari (anche esseri umani, da qui il nome della specie "ferox"). Essendo che questa specie di tartaruga passa la maggior parte della vita in acqua mi ritengo particolarmente fortunata ad averla osservata così da vicino in un ambiente naturale.
Sono stata nelle Everglades in Maggio e sono rimasta davvero stupita dall'esigua quantità di acqua presente in quella che dovrebbe essere una zona umida e paludosa. In realtà l'impatto antropico sta distruggendo questo delicato habitat: l'acqua viene regolarmente pompata fuori e utilizzata per irrigare le coltivazioni di frutta e verdura che sorgono nelle zone bonificate subito al confine col parco e sempre di più viene tolta agli ambienti umidi e ai loro abitanti. A rincarare la dose di problemi dell'area, l'inquinamento delle acque conseguente all'utilizzo di pesticidi e concimi chimici, l'attività mineraria e le abitazioni che vengono costruite sempre più vicine al parco, che arricchiscono le acque di fosfati e metalli pesanti, come il mercurio, fatali per gli esseri viventi e la loro riproduzione e in particolare causa del proliferare abnorme di piante come le canne di palude (Typha), le lenticchie d'acqua (Lemna) e diversi generi di alghe. Un'altro tipo di inquinamento minaccia il parco, l'inquinamento biologico dovuto all'inserimento di specie esotiche che si riproducono senza controllo, non avendo predatori: i pitoni asiatici sfuggiti o abbandonati dai loro padroni una volta cresciuti troppo, ad esempio. Oppure piante introdotte da altri paesi come il pino australiano (Casuarina equisetifolia) e il pepe brasiliano (Schinus terebinthifolius).
Nel 2010 l'Unesco ha dichiarato ufficialmente in pericolo l'intero parco, a causa del continuo e progressivo degrado delle zone umide e degli importanti ecosistemi che le caratterizzano. Sono stati creati talmente tanti canali di drenaggio e bonificate talmente tante aree che il naturale fluire delle acque è stato compromesso. Speriamo non per sempre, ci sono progetti di ampliamento e ristrutturazione del parco che mi auguro andranno a buon fine. Oppure un giorno un uragano ripristinerà le condizioni primigenie, la natura spesso è più saggia di noi.
Sono stata nelle Everglades in Maggio e sono rimasta davvero stupita dall'esigua quantità di acqua presente in quella che dovrebbe essere una zona umida e paludosa. In realtà l'impatto antropico sta distruggendo questo delicato habitat: l'acqua viene regolarmente pompata fuori e utilizzata per irrigare le coltivazioni di frutta e verdura che sorgono nelle zone bonificate subito al confine col parco e sempre di più viene tolta agli ambienti umidi e ai loro abitanti. A rincarare la dose di problemi dell'area, l'inquinamento delle acque conseguente all'utilizzo di pesticidi e concimi chimici, l'attività mineraria e le abitazioni che vengono costruite sempre più vicine al parco, che arricchiscono le acque di fosfati e metalli pesanti, come il mercurio, fatali per gli esseri viventi e la loro riproduzione e in particolare causa del proliferare abnorme di piante come le canne di palude (Typha), le lenticchie d'acqua (Lemna) e diversi generi di alghe. Un'altro tipo di inquinamento minaccia il parco, l'inquinamento biologico dovuto all'inserimento di specie esotiche che si riproducono senza controllo, non avendo predatori: i pitoni asiatici sfuggiti o abbandonati dai loro padroni una volta cresciuti troppo, ad esempio. Oppure piante introdotte da altri paesi come il pino australiano (Casuarina equisetifolia) e il pepe brasiliano (Schinus terebinthifolius).
Nel 2010 l'Unesco ha dichiarato ufficialmente in pericolo l'intero parco, a causa del continuo e progressivo degrado delle zone umide e degli importanti ecosistemi che le caratterizzano. Sono stati creati talmente tanti canali di drenaggio e bonificate talmente tante aree che il naturale fluire delle acque è stato compromesso. Speriamo non per sempre, ci sono progetti di ampliamento e ristrutturazione del parco che mi auguro andranno a buon fine. Oppure un giorno un uragano ripristinerà le condizioni primigenie, la natura spesso è più saggia di noi.
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