La nascita del Progetto Coppi
Terminato il Dottorato di Ricerca in Paleontologia, che mi ha visto studiare le foglie fossili della Collezione Coppi presenti al Museo di Paleontologia dell'Università di Modena, ero in possesso di una documentazione interessante sul Coppi e avevo saputo dal Professor Gilberto Coppi, allora presidente della Società dei Naturalisti di Modena, che altri fossili erano sparsi in diverse zone della Provincia di Modena e anche della Regione Emilia-Romagna. Il mio incontro con il Professor Gilberto Coppi è stato alquanto singolare, e penso soprattutto a quello che deve aver provato lui quando, sulle tracce del suo avo, bussai alla porta della villa di Gorzano assieme ad un collega naturalista chiedendo di poter parlare con un discendente di Francesco Coppi. Lui e sua moglie furono gentilissimi (non sapevano se ridere o chiamare la neuro probabilmente), invitarono noi giovani e intraprendenti sconosciuti ad entrare in casa e ci dedicarono il loro tempo. Fu sempre il Professor Gilberto Coppi a presentare il progetto di una mostra sul suo avo Naturalista, che io avevo mandato senza successo in Regione per avere finanziamenti, a Lucia Bursi, la Sindaca di Maranello, che mi ha poi affidato il recupero dei fossili e l'allestimento e la progettazione della mostra sul Coppi.
Il recupero dei fossili e il mistero delle etichette scomparse
Stato del materiale precedente all'intervento
Ho dunque passato diversi mesi a pulire, catalogare, suddividere e fotografare i fossili raccolti dal Coppi nei dintorni del Comune di Maranello. Ho anche progettato delle scatole in catone con coperchio di plexiglass che ne permettano d'ora in avanti la consultazione senza doverli manipolare. Nella Collezione ivi presente ci sono anche tantissimi reperti provenienti da paesi esteri, podotto degli scambi tra naturalisti e di viaggi di studio.
Ho quindi proceduto al recupero del materiale fossile, iniziando con una sommaria pulizia delle buste in cui sono stati chiuse le scatole con i fossili, dato la loro provenienza da una soffitta frequentata da piccioni e ricca di polvere.
Al contrario dei reperti presenti al Museo di Paleontologia dell'Università di Modena, mi resi immediatamente conto della mancanza dell'etichetta originale manoscritta dal Coppi nella maggior parte dei reperti, mentre era presente una etichetta moderna, manoscritta e riportante tutte le informazioni riguardante il fossile e il suo luogo di ritrovamento. Chiedendo alla Segretaria del Sindaco Anna Simonini, è risultato che i reperti sono stati catalogati e forniti di una nuova etichetta da un naturalista della zona, del quale ometto il nome deliberatamente, che negli anni 80 ha proceduto ad un riordino dei fossili, correggendo però le determinazioni scritte dal Coppi e facendo sparire le etichette originali.
A questo punto ho cominciato a notare in alcuni dei fossili, la mancanza dell’etichetta originale, e la presenza unica di quella del Bertarelli riportante le informazioni di luogo di ritrovamento e determinazione, che facevano risalire quei reperti alla stessa zona degli altri.
Ma come aveva ottenuto queste informazioni se non dalle etichette originali?
Ho poi trovato il modo di contattare telefonicamente l'autore di questo lavoro, chiedendogli chiarimenti sulle modalità di etichettatura, determinazione della provenienza, di genere e specie dei reperti: la sua risposta è stata che lui studia da più di vent’anni i fossili dei dintorni di Maranello e che le etichette non c’erano, ma lui è stato in grado di definire precisamente dal tipo di fossili, la loro provenienza dal tipo di substrato che li ospitava.
Da un punto di vista scientifico come è possibile riconoscere, a distanza di due secoli, la provenienza di un fossile presente in diverse località e con formazioni Marnose coeve, contenti gli stessi fossili nella stessa matrice? Come indovinare dove il Coppi li avrebbe raccolti?
Inoltre non ci sono tracce di matrice argillosa in praticamente nessuno dei fossili e la litologia, dal 1800 ad oggi è cambiata a causa dell’erosione:
Montegibbio, Zappolino, Montebaranzone, Montardone, Montagnana, San GiorgioTagliata, Fossetta, Chianca, San Valentino, Grizzaga, Munara, Tiepido, Guana, Zenzano, Savignano, Bagalo, Nizzola, come sono stati attribuito questi luoghi di ritrovamento se il Coppi non avesse indicato dove li ha raccolti? La mia ipotesi è immediatamente stata che le etichette originali fossero presenti, siano state copiate e poi "smarrite". Capisco la volontà di correggere i nomi attribuiti dal Coppi con la moderna classificazione, ma un lavoro di musealizzazione avrebbe prima dovuto pensare a conservare l'opera dell'autore, poi magari affiancare al lavoro di recupero e riordino, che io certo non mi metto a giudicare, una nuova attribuzione specifica dei fossili. Ritengo che per dare un’indicazione così precisa come quella riportata sulle etichette dell'esperto che ha per primo riordinato la collezionei, con l’ubicazione esatta del ritrovamento e l’indicazione dell’Epoca di appartenenza dei fossili, sia stato necessario ricopiarla dalle etichette originali, che devono essere andate perdute nel corso del lavoro.
Questa tesi è stata confermata dal ritrovamento, grazie ai contatti con l’Università degli Studi i Modena e Reggio Emilia, del libro manoscritto dal Coppi, che non è altro che una descrizione dei luoghi in cui ha raccolto parte dei fossili della sua collezione, ed un catalogo di questi ultimi ordinati per numero progressivo, Ordine, Classe, Sottoclasse, Genere e Specie.
Cercando nel suddetto testo manoscritto una corrispondenza tra uno dei due numeri progressivi con quelli su di esso riportati, oppure la semplice corrispondenza di Genere, Specie ed autore e luogo di provenienza, ho constatato, con soddisfazione, come questi dati corrispondessero alle etichette moderne apposte su reperti privi di etichettatura originale.
Ho quindi proceduto al recupero del materiale fossile, iniziando con una sommaria pulizia delle buste in cui sono stati chiuse le scatole con i fossili, dato la loro provenienza da una soffitta frequentata da piccioni e ricca di polvere.
Al contrario dei reperti presenti al Museo di Paleontologia dell'Università di Modena, mi resi immediatamente conto della mancanza dell'etichetta originale manoscritta dal Coppi nella maggior parte dei reperti, mentre era presente una etichetta moderna, manoscritta e riportante tutte le informazioni riguardante il fossile e il suo luogo di ritrovamento. Chiedendo alla Segretaria del Sindaco Anna Simonini, è risultato che i reperti sono stati catalogati e forniti di una nuova etichetta da un naturalista della zona, del quale ometto il nome deliberatamente, che negli anni 80 ha proceduto ad un riordino dei fossili, correggendo però le determinazioni scritte dal Coppi e facendo sparire le etichette originali.
A questo punto ho cominciato a notare in alcuni dei fossili, la mancanza dell’etichetta originale, e la presenza unica di quella del Bertarelli riportante le informazioni di luogo di ritrovamento e determinazione, che facevano risalire quei reperti alla stessa zona degli altri.
Ma come aveva ottenuto queste informazioni se non dalle etichette originali?
Ho poi trovato il modo di contattare telefonicamente l'autore di questo lavoro, chiedendogli chiarimenti sulle modalità di etichettatura, determinazione della provenienza, di genere e specie dei reperti: la sua risposta è stata che lui studia da più di vent’anni i fossili dei dintorni di Maranello e che le etichette non c’erano, ma lui è stato in grado di definire precisamente dal tipo di fossili, la loro provenienza dal tipo di substrato che li ospitava.
Da un punto di vista scientifico come è possibile riconoscere, a distanza di due secoli, la provenienza di un fossile presente in diverse località e con formazioni Marnose coeve, contenti gli stessi fossili nella stessa matrice? Come indovinare dove il Coppi li avrebbe raccolti?
Inoltre non ci sono tracce di matrice argillosa in praticamente nessuno dei fossili e la litologia, dal 1800 ad oggi è cambiata a causa dell’erosione:
Montegibbio, Zappolino, Montebaranzone, Montardone, Montagnana, San GiorgioTagliata, Fossetta, Chianca, San Valentino, Grizzaga, Munara, Tiepido, Guana, Zenzano, Savignano, Bagalo, Nizzola, come sono stati attribuito questi luoghi di ritrovamento se il Coppi non avesse indicato dove li ha raccolti? La mia ipotesi è immediatamente stata che le etichette originali fossero presenti, siano state copiate e poi "smarrite". Capisco la volontà di correggere i nomi attribuiti dal Coppi con la moderna classificazione, ma un lavoro di musealizzazione avrebbe prima dovuto pensare a conservare l'opera dell'autore, poi magari affiancare al lavoro di recupero e riordino, che io certo non mi metto a giudicare, una nuova attribuzione specifica dei fossili. Ritengo che per dare un’indicazione così precisa come quella riportata sulle etichette dell'esperto che ha per primo riordinato la collezionei, con l’ubicazione esatta del ritrovamento e l’indicazione dell’Epoca di appartenenza dei fossili, sia stato necessario ricopiarla dalle etichette originali, che devono essere andate perdute nel corso del lavoro.
Questa tesi è stata confermata dal ritrovamento, grazie ai contatti con l’Università degli Studi i Modena e Reggio Emilia, del libro manoscritto dal Coppi, che non è altro che una descrizione dei luoghi in cui ha raccolto parte dei fossili della sua collezione, ed un catalogo di questi ultimi ordinati per numero progressivo, Ordine, Classe, Sottoclasse, Genere e Specie.
Cercando nel suddetto testo manoscritto una corrispondenza tra uno dei due numeri progressivi con quelli su di esso riportati, oppure la semplice corrispondenza di Genere, Specie ed autore e luogo di provenienza, ho constatato, con soddisfazione, come questi dati corrispondessero alle etichette moderne apposte su reperti privi di etichettatura originale.