Ovvero come ottenere una deliziosa bevanda dissetante, che non c'entra nulla con lo gli sciroppi zuccherosi in commercio. Ci sono diversi modi per prepararlo, io preferisco questo che mi ha insegnato la mia amica Mariela che ho conosciuto tanti anni fa in Costarica, dove ho bevuto per la prima volta il "fresco de tamarindo". In commercio è difficile trovare dei baccelli belli come quelli che ho fotografato, finiti mangiati tal quali, talmente erano buoni. Ma trovate con facilità nei negozi etnici, dove mi piace fare turismo quando sono costretta a casa, dei quadrotti di polpa compressa, già privata della buccia e pronta all'utilizzo. In mezzo ci sono i semi, ricordatevelo prima di addentarla. Personalmente, essendo particolarmente attenta all'igiene, mi fido poco di consumarla a crudo (tra l'altro ci sono pezzi di buccia), chissà le dolci manine che hanno sbucciato i frutti contemporaneamente cosa combinavano...io la utilizzo cotta! Quindi penso di non rischiare di conoscere da vicino batteri tailandesi, paese dal quale proviene di solito il tamarindo in commercio. Prendo la polpa e la metto a pezzi in mezzo litro d'acqua, che porto ad ebollizione per una decina di minuti, sufficienti a farla scogliere. Diventa una pappa densa, nella quale galleggiano i semi. Mentre è ancora bollente io ho aggiunto due cucchiai di miele, dato che questo tamarindo è molto brusco e poco dolce. Se preferite sostituitelo con zucchero di canna o evitate di dolcificare, è buono lo stesso. Ora con un colino a maglia fine setaccio il tutto, aggiungendo pian piano mezzo litro di acqua a temperatura ambiente mentre mescolo con un cucchiaio di legno od una spatola per sciogliere la polpa e straccarla dai semi. Che pian pianino verranno alla luce, eccoli qui sotto. A questo punto se vi piace un succo torbido e un po' marmellatoso, simile al succo di pesca, avete finito. Se è troppo denso aggiungete ancora acqua, refrigerate e servite. Mariela consiglia di lasciare il fondo con i semi e la polpa in fondo alla caraffa o alla bottiglia che metterete in frigo. In questo modo il succo diventerà ancora più saporito e l'infusione continuerà nel tempo, quindi aggiungendo acqua man mano che finisce otterrete nuovo succo. Personalmente preferisco il succo limpido, quindi ho filtrato il succo nuovamente con un tovagliolo di tela, che ha trattenuto tutta la fibra. Strizzatelo molto bene in modo che la parte saporita esca con l'acqua, eventualmente ripetendo il lavaggio. Ed ecco la differenza tra i due succhi, che vanno serviti rigorosamente freddi e magari bevuti guardando il tramonto sul mare. Vedendo quanto sono grigie le mie foto di oggi si capisce chiaramente che mi trovo in tutt'altro posto, ma l'allucinazione gustativa è confortante, anche se provoca una certa nostalgia...
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By Isy
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October 2012
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